Carenza di vitamina D ed esposizione solare ai tempi della quarantena

La prevalenza del deficit di vitamina D nella popolazione generale varia a seconda della razza, dell’esposizione solare e della presenza di fattori di rischio quali diabete mellito, obesità ed altre comorbidità.

Su scala mondiale si stima che circa un miliardo di persone presenti una insufficienza di vitamina D (definita da livelli di 25-OH-vitamina D < 15 ng/ml) oppure una carenza di vitamina D (definita da livelli di 25-OH-vitamina D < 30 ng/ml).

Oltre il 50% della popolazione anziana europea e americana, comprendente sia maschi che femmine, presenta una palese carenza o insufficienza di vitamina D. In Italia, specialmente nei mesi invernali, la carenza di vitamina D è presente nel 70% delle donne anziane.

Nonostante la latitudine del nostro Paese, è stato riportato che la popolazione italiana è tra quelle con i più bassi livelli di vitamina D in Europa. Il problema non risparmia i maschi in età senile, anche se in questa categoria, è ad insorgenza più tardiva. La carenza di vitamina D non è tuttavia esclusiva degli anziani: è stata descritta in circa 1/3 delle donne italiane in età pre-menopausale, specialmente se obese.

L’inadeguata esposizione solare rappresenta la causa principale di deficit di Vitamina D. Soggetti con colore più scuro di pelle hanno una naturale protezione dai raggi ultravioletti e richiedono un tempo di esposizione al sole da tre a cinque volte maggiore per produrre la stessa quota di vitamina D di soggetti con pelle più chiara.

In questo periodo di quarantena potreste essere in attesa di esporvi al sole appena possibile, viste le belle giornate. Oppure potreste aver passato questi giorni a casa a prendere il sole in giardino od in terrazzo. Forse avrete già iniziato a "ricaricare" le vostre scorte di vitamina D, ma non dimenticate i danni cutanei della esposizione al sole.

La consapevolezza del potere che ha il sole di danneggiare la pelle ha reso l’abbronzatura costantemente meno desiderabile rispetto al passato. Tuttavia, anche se non dedicate più da anni intere giornate al sole, potete notare sulla vostra pelle, con l’avanzare dell’età, segni di iperpigmentazione (macchie scure). Quello che state vedendo è l’effetto della vostra precedente esposizione solare.

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L’esposizione al sole è la principale causa di danni alla pelle ed è la maggiore responsabile della comparsa dei segni di invecchiamento. Nel breve periodo, troppo sole provoca ustioni e scottature e nel lungo periodo, l’esposizione cronica causerà fotoinvecchiamento.

In sostanza, più esposizione al sole avrete e più danni alla vostra pelle svilupperete. Inoltre, alcuni tipi di pelle hanno una predisposizione maggiore a questi tipi di danno, ad esempio le regioni con la pelle più sottile o i soggetti con fototipi con pelle chiara. Il danno del sole è cumulativo ed inizia in tenera età e le lesioni cutanee possono comparire fino a 20 o 30 anni dopo i primi danni da esposizione solare. Non è raro vedere segni precoci di modesto fotoinvecchiamento (macchie scure, secchezza cutanea, rughe) in soggetti di 40 anni, anche se hanno utilizzato la protezione solare negli ultimi anni.

This Is What Sun Exposure Does to Your Skin
Foto di un guidatore di camion dopo 28 anni di esposizione solare al solo emivolto di sinistra

Ricordate sempre di utilizzare quindi un filtro con fattore di protezione solare elevato, anche se il vostro scopo è quello di alzare i livelli di vitamina D!

I filtri solari infatti non impediscono la sintesi cutanea di questa vitamina, come discusso in questo precedente post:

https://cristinadaloiso.com/2019/06/02/la-protezione-solare-impedisce-la-produzione-di-vitamina-d/

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